Andrea Dall’Asta (a cura di)
Il destino dell’uomo. Mimmo Paladino
Milano, Galleria San Fedele, 2011
pp. 56
formato: 24x22 cm
La mostra che la Galleria San Fedele propone dal 19 marzo al 14 maggio 2011, in occasione dell’inaugurazione dei restauri degli spazi della Chiesa di San Fedele e di quelli della Fondazione Culturale San Fedele di Milano, è dedicata ad alcune serie di lavori di Mimmo Paladino, che indagano temi fondamentali: la vita, la morte, il sacrificio, la testimonianza, il dolore. Le immagini della sua pittura, centrate sulla figura umana, lasciano riaffiorare come da un passato lontano i segni di una spiritualità profonda, accogliendo significati che si aprono a una riflessione sulla vita dell’uomo di fronte al proprio destino.
In particolare, l’esposizione comprende sei grandi tele eseguite da Paladino nel 1992 dal titolo Corale, come personale tributo al sacrifico di due grandi testimoni della storia italiana recente, Giovanni Falcone e Giuseppe Borsellino, la cui lotta contro la mafia li condurrà inesorabilmente alla morte. Come in una tragedia greca, il loro grido non resta tuttavia isolato, ma si intona in una corale collettiva che si traduce in memoria, poesia, pittura.
In mostra sono poi presenti cinque dipinti sul tema della croce, che si completano con una grande croce dal titolo Sacro Sud (2010), in cui l’artista riflette sul significato universale di questo simbolo, fondamentale nella costruzione dell’identità della civiltà occidentale; alcune terrecotte della serie Maestà, immagini votive nelle quali Paladino appare ricordare soggetti della religiosità popolare, che si ritrovano ai crocevia delle strade, nei luoghi di passaggio dei villaggi. Completano l’esposizione alcune immagini, libere riflessioni su brani evangelici, recentemente pubblicati in un volume con testi di Sergio Quinzio.
All’interno del carattere specifico dell’opera di Paladino, fondata su una sapienza compositiva che spazia dall’accenno evocativo all’immagine e alla sua integrazione in un colore, in un senso dello spazio che assorbe le singole presenze, la rassegna si segnala come la più ampia presentazione a oggi di lavori nei quali Paladino riconosce di misurarsi con soggetti religiosi, tanto per ragioni iconografiche, quanto per il fatto che esprime una ricerca di senso che si traduce in opere che, senza nascere da specifiche committenze religiose, ne interpretano tuttavia il significato più profondo.