Sidival Fila, Installazione sul tema della Gerusalemme Celeste (2018)

Ago, tessuti, oggetti di recupero, fili che cuciono e ritessono tele di ieri e di oggi. Sidival Fila, artista brasiliano, frate minore francescano, ormai da molti anni ha fatto dell’avventura artistica la propria vocazione. Egli prende una tela, la piega creando pieni e vuoti, la modella, la ridipinge. In seguito la ricuce minuziosamente, ricongiungendone i diversi punti, ricostruendone la tessitura. La trama del nuovo tessuto che viene così a crearsi costituisce un velo leggero, sottile, quasi trasparente. Il tessuto originario si mostra così velato, come se lo si potesse solo intravedere. Non si tratta soltanto di un lavoro formale o concettuale. Riprendere un materiale già utilizzato, consunto, è un gesto di pietas. Ridipingerlo, piegarlo, ricucirlo, ricongiungerne la parti mancanti, significa trasformarne il significato, immergendolo nella trasfigurazione della dimensione estetica. Un tessuto, avente un proprio carattere funzionale, è ora immesso nella sfera dell’arte.
In Sidival Fila questa “ricreazione” nasce da un meticoloso lavoro di artigiano, da un calmo chinarsi sul tessuto, in un lento passare del tempo che è quello del filare, del tessere. L’opera è trasformata grazie a una temporalità che, come quando si sgranano i rosari, facendo scorrere tra le dita i grani della corona, è simile a quello della preghiera. Un tempo che si ripete apparentemente sempre uguale, nell’operare con ago e con filo infinite volte, per decine di metri.
La creazione nasce da questo prendersi cura, da questa preghiera che segue il lento ricucire delle diverse parti della tela, facendone scaturire la bellezza, l’armonia, la sacralità. Quel filo che ricompone, ricongiungendo e riconnettendo le diverse parti, diventa così quello della grazia che ricuce ferite, crea impensati equilibri, fonda nuove simmetrie, plasma identità fino ad allora sconosciute. Questo filo non copre il tessuto sottostante, ma come un filtro leggero lascia che la tela sottostante respiri, dia origine a trasparenze sottili, si animi al cambiare della posizione dell’osservatore e del costante mutare della luce. Questo “velo” non gli si sovrappone, ma lo protegge, lo accudisce.
Il nuovo universo ricreato da Fila si fa così metafora della vita, consegnata alla luce della grazia che ci accompagna. Il tempo della visione della tela diventa in questo modo tempo di una contemplazione festiva, in quanto ogni frammento della vita è riconsegnato al filo luminoso del mistero.
Sidival Fila