Sacrestia


La sacrestia di San Fedele è uno degli esempi più pregevoli di sacrestia a Milano tra l’epoca della Controriforma e il Barocco. La parte muraria è opera dell’architetto Francesco M. Richini (1584-1658) e fu eseguita negli anni Venti del Seicento. Le sculture in legno di noce sono del gesuita Daniele Ferrari.
La sacrestia mostra ancora, dopo quattro secoli, la robustezza del legno: lucida, grandiosa e raccolta. È costruita in conformità con le precise Instructiones (Istruzioni sull’edilizia e la suppellettile ecclesiastica), redatte da Carlo Borromeo nel 1577. Vi si accede attraverso un portale sormontato da una decorazione in legno e fiancheggiato da un lavabo per le abluzioni in marmo rosso.
All’interno, un poema di decorazioni e fregi, figure umane e animali e festoni penduli decorano gli armadi delle pareti laterali che sono distinti in cinque sezioni, tre rientranti e due aggettanti. Queste sono più ricche di ornamenti e separate da tre pilastri, con putti in funzione di cariatidi. Sugli armadi si ripete ritmicamente il monogramma del nome di Gesù (IHS, stemma della Compagnia di Gesù) sormontato da Gesù bambino con le braccia aperte che regge con la mano sinistra il mondo.
La parte più significativa di tutta l’opera è la parete che circonda la porta d’ingresso: un pannello che rappresenta Gesù che parla alle folle costituisce il motivo più prezioso. In alto sul fregio degli armadi, torreggiano otto busti di gesuiti già beatificati o canonizzati nella prima metà del Seicento: Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Francesco Borgia, Luigi Gonzaga e i Beati martiri giapponesi. In fondo alla sacrestia, incorniciate nelle nicchie, due statue di altezza naturale rappresentano sant’Ignazio di Loyola, fondatore dell’Ordine, e san Francesco Saverio, co-fondatore e pioniere delle missioni in Asia.
Sacrestia dettaglio