Jannis Kounellis, Senza titolo, Svelamento (2012)


Nel corso della storia si sono succeduti sistematicamente annunci di grandi distruzioni e catastrofi, in relazione a calcoli esoterici o a date simboliche, come ad esempio l’Apocalisse dei maya, prevista per il 21 dicembre 2012. In realtà, ben diverso è il senso originario dell’«Apocalisse», termine greco che, in ambito giudeo-cristiano designa il gesto del «togliere ciò che copre o nasconde». In particolare, Apokalypsis è il titolo dell’ultimo libro del Nuovo Testamento e si riferisce alla rivelazione della città santa, la Gerusalemme Celeste, la città che scende dal cielo, dove non c’è più notte, in quanto Dio vi è sempre presente.
Con l’opera Senza Titolo (Svelamento – 2012), l’artista di origine greca Jannis Kounellis (1936 - 2017) interpreta in modo originale il tema, evitando facili quanto superficiali toni scandalistici. Il progetto prevede la realizzazione di una installazione di grande impatto e suggestione. Fine dei tempi: designa la catastrofe definitiva della storia o rivelazione di una nuova epoca?, sembra domandarsi l’artista. L’opera è costituita da un grande sacco appeso con una corda a una trave. Il suo contenuto non è visibile, ma è rivelato dal peso che l’oggetto esercita sul tessuto. Una grande croce al suo interno preme infatti sulla tela, rendendo percepibile la sua presenza e manifestandone la sagoma. Il telo del sacco è teso, quasi portasse un carico che non può sopportare a lungo. La tela sembra sul punto di strapparsi. Il suo involucro appare destinato a essere lacerato dagli spigoli vivi dei bracci di legno.
Come scrive il critico Bruno Corà: «Kounellis visualizza con un’illuminazione emblematica l’evento dell’Apocalisse. L’opera infatti reca nella sua plasticità un contenuto deliberatamente reso dall’artista inosservabile, ma percepibile nella sua forma rivelata dal peso. Solo un’osservazione diretta, dal vero, dell’opera consente di ricevere al massimo grado il suo radicale segno poetico e spirituale». Di quale rivelazione si tratta? Se la Croce è la forma che incarna la Chiesa – la Chiesa non è forse il corpo di Cristo? –, Kounellis sembra dirci che oggi appare come racchiusa e nascosta in un telo. Occorre una rivelazione per vederla. È forse questo un messaggio per la Chiesa della storia che deve essere liberata da tutte quelle contraddizioni e ambiguità che la attraversano e la nascondono nella sua verità?
Kounellis