Cappella della Guastalla
Pellegrino Tibaldi
(1570-1579)
Lucio Fontana
Apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita Alacoque
(1956)
Accanto alla porta d’ingresso della sacrestia, l’altare della Guastalla realizzato su disegno di Pellegrino Tibaldi è un modello di stile barocco. Due termini a figura di angeli, sono scolpiti nell’atto di raddrizzare i fusti delle colonne, spostati dalle loro basi, per sostenere la trabeazione chiusa da un timpano arcuato.
L’invenzione degli angeli che sostengono i capitelli e reggono le colonne dislocate risale alla cornice ideata da Daniele da Volterra per la Cappella Orsini nella chiesa romana di Trinità dei Monti, che Tibaldi conosceva a fondo.
L’altare non fu in origine concesso in giuspatronato a una famiglia gentilizia, ma destinato alla sepoltura delle fanciulle del collegio istituito da Paola Torelli, contessa della Guastalla, di cui i gesuiti erano amministratori spirituali. La contessa, nel suo testamento del 1569, dispose la realizzazione della cappella, da realizzare in marmo “bastardo” di Ornavasso, mentre gli angeli sarebbero stati di marmo di Carrara e le colonne di un marmo proveniente dal lago di Lugano.
Le parti pittoriche dell’altare furono assegnate ad Ambrogio Figino che dipinse l’Incoronazione di Maria (oggi nell’antisacrestia) e i piccoli quadri laterali raffiguranti i santi Pietro, Paolo, Maddalena e Marta, ancora presenti nella cappella. Durante la realizzazione, l’altare fu dedicato alla Vergine. Ospitò il dipinto dell’Incoronazione fino agli inizi dell’Ottocento, quando fu sostituito dalla Trasfigurazione di Bernardino Campi (1565) proveniente da Santa Maria della Scala, e nel 1956 dalla ceramica di Lucio Fontana.
Risulta documentata dai primi anni Cinquanta l’amicizia tra il padre Arcangelo Favaro, fondatore della Galleria San Fedele, e Lucio Fontana. Non solo il grande artista argentino di origine italiana realizza, infatti, la statuetta del Premio San Fedele che sarà poi donata come premio ai vincitori dei concorsi organizzati dal Centro, ma gli commissiona la grande pala in ceramica smaltata e invetriata del Sacro Cuore, che dal 1956 occupa il posto della pala di Bernardino Campi. Per Fontana si tratta di una commissione importante, a cui seguirà purtroppo la “sconfitta” subita nel concorso per la V porta del Duomo di Milano bandito nel 1950 (affidata alla fine a Luciano Minguzzi).
Il tema del Sacro Cuore è molto caro alla spiritualità della Compagnia di Gesù. La sua diffusione è dovuta in modo particolare al gesuita francese Claude de la Colombière (1641-1682), padre spirituale della mistica francese Margherita Maria Alacoque (1647-1690), che ebbe diverse visioni del Sacro Cuore di Gesù.
Fontana nella pala composta di ventotto formelle si ispira all’iconografia tradizionale del Sacro Cuore che appare alla santa: «Il Divino Cuore mi fu presentato come un trono di fiamme, più sfolgorante di un sole e trasparente come un cristallo, con la piaga adorabile; era circondato da una corona di spine e sormontato da una Croce», come scrive nella sua Autobiografia. Nell’opera di Fontana, Margherita Maria Alacoque appare inginocchiata nella parte sinistra della composizione, con le braccia aperte i segno di accoglienza e di stupore. Nella parte in alto, a destra, campeggia la chiesa di San Fedele. Nella parte superiore della cappella, all’interno della lunetta, Fontana realizza due piccoli angeli che sostengono l’ostensorio contenente l’ostia consacrata per l’adorazione solenne.